Progetto "Vorrei che voi mi vedeste"

Il progetto “Vorrei che voi mi vedeste” è promosso dal Centro Antiviolenza La Nara con il sostegno del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci e nasce dalla consapevolezza che la violenza di genere si nutre di invisibilità. La diffusione della violenza di genere non conosce distinzione etnica sociale ed economica, ma è diffusa trasversalmente nella nostra società, ha bisogno dunque di un linguaggio universale come quello dell’arte, in questo caso fotografico e narrativo, per esprimersi.

“Vorrei che voi mi vedeste” racconta i femminicidi avvenuti in Toscana dal 2014 al 2025 e ha un duplice obiettivo: ricordare le vittime, anche quelle più invisibili, e sensibilizzare il pubblico al tema della violenza di genere.

Ogni femminicidio è quindi rievocato con un’immagine e un testo che raccontano la donna che è stata uccisa, raggiungendo in maniera diretta e toccante chi visita la mostra.

Le fotografie sono a cura di Arianna Sanesi, fotografa pratese con una lunga esperienza di progetti legati alla sensibilizzazione sulla violenza di genere, co-autrice del libro Les crimes passionnels n’existent pas (Francia, 2021), finalista al premio Nadar e vincitrice del premio Hip nella sezione Società.

I testi sono a cura di Anna Bardazzi, autrice pratese impegnata negli ultimi anni nella produzione di un podcast sui femminicidi e sulla violenza di genere, intitolato Ricorda il mio nome. Ha pubblicato il romanzo La felicità non va interrotta (Salani, 2021), vincitore del premio letterario Adotta un esordiente e finalista al premio Kihlgren.

Per diffondere in maniera capillare, una riflessione ed un pensiero sulla violenza di genere, le 70 opere che compongono “Vorrei che voi mi vedeste” saranno esposte in una mostra stabile al Centro per l’Arte Contemporanea L. Pecci ed in una esposizione itinerante sugli autobus di Autolinee Toscane della nostra città, dove viaggeranno una o due opere separatamente in ogni autobus.

La modalità di comunicazione delle opere è diretta pensata per catturare l’attenzione e lasciare un’impronta nel tempo di un viaggio in autobus, e si presta altresì ad essere esposta al museo dove è possibile concedersi un tempo di riflessione più ampio.

L’ingresso alla mostra è gratuito negli orari di apertura del museo, esposta nella Project Room.

Qui sotto trovi solo alcune delle fotografie in mostra e un estratto dei testi. 

Essere me non era stato facile, la vita me l’ero faticata e me la tenevo stretta, nei baci al mio compagno, negli abbracci al mio bambino e nelle coccole alla mia cagnolona. Adoravo i girasoli, mi piaceva la musica rock e amavo disegnare, sognavo di andare in Transilvania e intanto leggevo, cucinavo, facevo tutte quelle cose che fanno le giovani donne e che io non potrò fare mai più. Lui mi voleva per sé, ma io ero soltanto mia.
Jennifer Miccio, 30 anni, Investita da un conoscente
Alle Piagge mi conoscevano tutti. Ero quella elegante, quella distinta, alta e sicura. Ero. La mia mamma me lo diceva, di lasciarlo, ma io non ci riuscivo. Lui mi picchiava, lei mi soccorreva, ma poi io tornavo sempre. Forse mi giudicherete: perché non te ne sei andata? Ma chiedete piuttosto: perché gli uomini picchiano, perché gli uomini uccidono? Ero alta e sicura, ora sono morta. Al mio posto, mia madre ha piantato una palma.
Irene Focardi, 42 anni, Uccisa a botte dal suo compagno
Una vita insieme. Una vita a preparare pasti, crescere figli, stirare camicie. E poi, ritrovarsi le sue mani al collo che stringono sempre più forte. Imbavagliata. Perché l’ha fatto? Non lo saprò mai. Ha finto una rapina, ma poi si è sparato. Ho smesso di vivere e nessuno saprà mai perché.
Annalisa Bartolini, 67 anni, Strangolata dal marito